Eccoci ancora a parlare di GIN.
Ci eravamo lasciati con la prima parte dell’articolo dal titolo “GIN MANIA MIX”, presente tra i più recenti del blog Drinkology.it…
Oggi ci ritroviamo ancora in “fermento” per quello che mi piace definire un vero e proprio “Rinascimento” di questo distillato, che ormai incalza a fiumi tra i nostri bar e “gintonicherie”, gli scaffali di enoteche e perché no…anche di casa nostra!
Attualmente si classifica come la bevanda più “spiritosa” e accattivante del momento e ne abbiamo prova dalla grande quantità di varianti attualmente presenti sul mercato, con un’ascesa davvero formidabile sulla scena della produzione targata made in Italy.
In realtà questa prorompente quanto capillare tendenza del GIN sembra avere un’accezione del tutto positiva e innovativa. E questo lo si deve alla grande peculiarità di questo distillato nel collegarsi e legarsi a molteplici aspetti racchiusi insieme (cosi come accade attraverso la sapiente miscelazione delle diverse botanicals all’interno di un unico prodotto).
In prima battuta mi viene in mente l’aspetto territoriale (un vero trionfo di naturalezza messa a disposizione dalla terra locale), ma anche la fantasia dei produttori in sinergia con i distillatori più esperti, ed infine la combinazione più esaltante a partire dalla giusta ricetta fino a renderla un vero capolavoro alchemico….il nostro GIN, per poi passare nelle mani degli esperti e creativi bartender o semplicemente di neofiti casalinghi incuriositi e incentivati dalla versatilità di possibili e cangianti mix a partire da questo distillato.
Questa doverosa premessa lascia adesso (e finalmente anche!!) la parola ai miei esperti “ginlovers” nonché ospiti di questa seconda “tranche alcolica”.
Inizio subito con Renè Reynier, classe ’76, anche lui un bel mix tra Italia e Francia, trascorre la sua vita a nell’incantevole città svizzera di Lugano, dove a suon di Gin Tonic, si definisce orgogliosamente non un semplice fruitore di GIN, ma un collezionista compulsivo, curioso e super informato sulla vita (ed anche sulla morte sua!) del GIN. In modo semplice ma efficace ha riassunto in modo del tutto personale ma ben dettagliato le risposte alle mie domande e curiosità anche un po’ bizzarre sul mondo del GIN.
La cosa che più mi ha affascinato di Renè è stata proprio la sua vastissima conoscenza in materia e quantità di bottiglie straordinariamente ben collocate all’interno della sua impeccabile libreria. Ed ancora l’accortezza sulla scelta della Tonica (diversa in base al Gin che farà da padrone) con cui prenderà “forma” il suo G&T a fine giornata, per il suo consueto momento di relax.
Inoltre ho trovato in lui una vera e propria attitudine verso l’estetica sia nel creare che fotografare i suoi drink. D’altronde come ho già scritto precedentemente, sappiamo bene quanto sia importante anche appagare la vista, che sia a partire da una valida e colorata etichetta o un bel packaging e perché no…anche nel modo di servire il nostro drink utilizzando il bicchiere che più ci permette di gustarlo e apprezzarlo al meglio.
Ho chiesto a Renè il perché di questa passione e cosa ha fatto scattare in lui questa totale dedizione alla categoria.
–Raccontami un pò di questo tuo “crescendo” verso il mondo del GIN:
“Ho snobbato il gin per molto tempo, perché lo collegavo al G&T da discoteca, o da festa campestre, quindi GIN di pessima qualità in grandi quantità e poca schweppes, qualche cubetto di ghiaccio e se ti andava bene una scorzetta di limone. Finita la fase adolescenziale del “bevo di tutto purchè bevo” lo misi da parte per anni. Poi, quasi casualmente una sera, in un locale molto particolare di Como, non sapendo cosa bere mi consigliarono un Gin Tonic. Dubbioso ma curioso acconsentii. Mi portarono un bellissimo balloon, con del pepe, altre botaniche ed un ghiaccio grande e trasparente. Me lo servirono con una tonica artigianale e da lì me ne sono innamorato, ma non ancora grande amore, solo infatuazione.
Ho iniziato ad interessarmi a questo mondo ma ancora come spettatore, o meglio come bevitore occasionale. Ho sempre amato i locali vintage, ed abitando vicino Milano, ho iniziato a frequentare saltuariamente gintonicherie e cocktail bar. Li ho capito che il mondo del GIN era vasto anzi vastissimo.
In tutti i bar e ristoranti, l’angolo gin era mio. Poi è arrivato il lockdown, ed ho voluto ricreare il bar a casa mia. In principio doveva essere una bottiglia al mese ma presto la situazione mi è sfuggita di mano, e nel giro di pochi mesi sono arrivato a circa 70 bottiglie diverse di GIN.
-Perché proprio il Gin?
“Perché in una bottiglia si cela un mondo, c’è qualcosa di alchemico nella sua composizione, la ricerca delle botaniche, le miscele più curiose (dal radicchio alla cannabis passando per mille spezie e frutti). La ricerca del gin preferito diventa veramente un po’ la ricerca della pietra filosofale. Con il tempo ho affinato maggiormente i miei gusti (prediligendo i gusti secchi e forti), ma malgrado ciò la ricerca del gin perfetto è sempre in itinere. Il gin è un distillato che, per il produttore è vendibile in tempi brevi, al contrario di un rum o un whisky che necessita di anni e anni di invecchiamento. Credo che ci sia stata una vera e propria esplosione anche per questo motivo, ma principalmente perché è un distillato che ti permette di spaziare con la fantasia, sperimentare miscele, viaggiare per il mondo. È un distillato versatile, dai mille sapori.
Una scelta quasi casuale la mia che è diventata via via una passione, passione per le piccole produzioni e per i gin artigianali. Perché dietro ad ogni bottiglia ci sono storie, persone che lavorano con passione e amano il loro prodotto. E sorseggiando un Gin Tonic se ne possono apprezzare gusti e tradizioni locali racchiuse in queste storie.
Ringrazio Renè per il suo intervento molto “umano” seppur pertinente nelle indicazioni più tecniche, perché attraverso la sua esperienza mi ha dato un forte input nel provare a dare una sferzata alla mia solita linea beverage di preferenza storica ormai. Ecco per me il concetto del buon bere: Quando all’interno puoi vantare una storia, con una base di ottima qualità e sensazioni del tutto soggettive ed individuali!
Adesso passiamo all’altro mio ospite, nonché esperto dalle grandi doti relazionali e straordinaria competenza e cultura in materia di GIN.
Mi sono imbattuta in Fulvio (ideatore della pagina instagram “Gincischiando”) come già premesso nell’articolo precedente, durante una ricerca per acquisti mirati ad una linea specifica di Gin che si adattasse ai miei gusti di base ma che fosse anche in grado di sorprendermi. In Fulvio ho riscoperto davvero il piacere della consapevolezza ma anche grande affabilità e comunicatività. E lo voglio ringraziare da subito per la sua disponibilità e chiarezza efficace nelle risposte. Anche a Fulvio sono state rivolte le medesime domande e fu subito grande soddisfazione.
Eccolo per noi:
“La prima cosa consiglio per la scelta e selezione di un Gin è l’imparare a leggere l’etichetta, attraverso la quale si possono identificare le botaniche impiegate e tutte le materie utilizzate al fine di un buon prodotto, e quindi imparare a distinguerlo da uno più “veloce” e semplice a partire da una base alcolemica già pronta con aromi ed essenze addizionate. Quello che ho imparato è frutto di un bagaglio che mi porto dietro “bottiglia dopo bottiglia”, assaggiando quanti più Gin possibili, quindi abituando e affinando la palatabilità verso il prodotto migliore per me.
Per fare un Gin servono relativamente tempi brevi (max 48 ore) ma quello che fa la differenza è la scelta mirata e precisa a partire dalla selezione delle botaniche previste per l’utilizzo, seguendo poi scrupolosamente un disciplinare molto importante che ingloba al suo interno una serie di criteri e parametri fondamentali per la resa del prodotto finito. Una scelta consapevole e coerente è anche quella di selezionare materie prime locali da impiegare quando ve ne è disponibilità.
Un altro aspetto imprescindibile è dato dal ruolo del distillatore. Una volta trovata “la quadra” per quel che riguarda la ricetta delle botaniche selezionate, è necessario affidarsi sempre a distillerie ben adeguate con uno storico di riferimento coerente al fine di assicurare la meritata quanto pregiata qualità al distillato che si vuole ottenere.
Per quel concerne la ricetta sopra menzionata, non è sempre e facilmente reperibile attraverso vari dettami di mercato, bisogna dare una connotazione ben precisa al gusto che si vuole ottenere in prevalenza, cosi da conferirne anche una certa personalizzazione identificativa. Molto importante al fine della territorialità cui fa riferimento, che sia per origine o destinazione.
Da qui viene facile comprendere l’esistenza di molteplici varianti di Gin, dai più aromatici a quelli più speziati, dai più agrumati a quelli più floreali….ci sono i balsamici così come non va dimenticato il buon vecchio monobotanico da cui ricordiamo ne prende il nome stesso (Ginepro).
( -Grazie Fulvio mi sento già un bel po’ alticcia ma super attenta e curiosa di queste specifiche da attenzionare!- )
-Abbiamo accennato alle tempistiche all’inizio…
“Si, le tempistiche per ottenere un Gin sono perlopiù dettate dalla realizzazione e fattibilità della ricetta “perfetta” che non dalle procedure tecniche e specifiche di distillazione.
Questo perché non sempre gli elementi presi in considerazione, per loro natura e composizione chimico-fisica, possono “legare” tra loro, ma è necessario che siano miscibili tra loro e possano rendersi solubili.
-Esiste un punto di forza che il Gin possiede rispetto agli altri distillati?
“Il Gin è senza dubbio di facile approccio per il consumatore, grazie alla vastissima gamma di scelta sul mercato, le varianti disponibili, e adesso anche una maggiore gradazione alcolica in alcuni tipi specifici.
Questo incoraggia molto anche alla convivialità interpersonale di ogni fascia d’età. Inoltre è facilmente reperibile e replicabile a casa, creando quindi quella curiosità in più che anche un neofita potrebbe cogliere.
–Cosa spinge la tua personale scelta/interesse per il GIN?
“La curiosità verso le varie gintonicherie degli ultimi anni ha fatto si che iniziassi a fruire in modo sempre più sistematico. E con l’avvento del lockdown ho iniziato ad acquistare tipologie sempre diverse. In quel momento ho deciso di aprire la pagina “gincischiando” su Instagram, attraverso la quale ho avuto modo di realizzare una “comunity” di scambio mediante l’informazione, la personalizzazione, la conoscenza dei vari GIN fino alla condivisione vera e propria attraverso le dirette live, post e tutti i canali e modalità previsti dai social.
–Ti ho conosciuto come fruitore di Grappe Barricate che come te adoro moltissimo, ma oggi ti considero uno dei miei “ginlover” di riferimento, insieme a Francesco alias “Ginceck”.
“Assolutamente si, il Gin mi ha conferito una maggiore quantità di feedback e stimoli per diversi motivi. La territorialità che sovente possiamo apprezzare dietro una determinata azienda produttrice locale, la storia che vi è dietro, il dettaglio della bottiglia e del packaging o ancora delle singole botaniche impiegate…..”
Insomma è davvero tutto un mondo in evoluzione senza eguali!
Grazie infinite Fulvio per il tuo intervento davvero ricco e pieno di note dalle più curiose alle più tecniche. Non ci resta che attendere al più presto una nuova chicca tutta made in Italy per realizzare un G&T storico nella tradizione ma sempre innovativo e futuristico nella sua linea d’essenza!
“GinGin” e alla prossima insieme!!
Una risposta a “Gin Mania Mix”…Vediamo cosa bolle in pentola? Anzi, in alambicco! (Part II)”
Aspetterò trepidante il prossimo capitolo bevendo un gin tonic…!!!