E’ scoppiata la “Gin mania mix”
No, non è il titolo di un album dance…
Ormai da diversi anni è possibile apprezzare quello che io chiamo “fenomeno gintonicmania”, in grande ascesa e sempre più apprezzato anche nel nostro bel paese.
Sto parlando del GIN, protagonista indiscusso della “scena alcolica” attuale, un distillato che dopo mezzo millennio riesce ancora a catturare l’interesse e la curiosità degli amanti dei superalcolici nei cocktail bar di tutto il mondo. Anzi, di vere e proprie “gintonicherie” in grado di servire e soddisfare le più svariate tipologie di gin con annesse combinazioni, come la mixology più futuristica propone.
In realtà la storia di questo noto quanto versatile distillato non è stata sempre a vantaggio dello stesso, esiste un passato molto variopinto negli utilizzi e impieghi più bizzarri e terapeutici del gin, fino ad arrivare, per quel che concerne il nostro stivale, ad una stretta correlazione con gli esordi in Italia, grazie ad un ordine di Frati Francescani che lo distillavano per uso medico/terapeutico già nel remoto medioevo.
COME E DA COSA NASCE IL GIN
Amato un po’ da tutti i palati, esistono in commercio alternative di questo “evergreen” adatte anche ai gusti più ricercati e sofisticati. Nel settore del beverage viene ormai prodotto con spiccato successo anche in Italia, (ebbene si signori, possiamo vantare un bel ventaglio di scelta questa volta tra il made in Italy da bere!!).
Ottenuto tradizionalmente a partire dalla fermentazione di cereali (nello specifico grano e segale) e aromatizzato grazie a processi di distillazione ben precisi e attenti, con le “botanicals” scelte e selezionate per la ricetta completa. Le botanicals sono appunto le varie botaniche impiegate e trattate, tra cui il capostipite –il ginepro- da cui ne deriva il nome stesso, possono comprendere spezie, fiori, semi, radici di angelica, scorze di agrumi, e tutto ciò che la natura ci regala dalla terra, coerentemente con i metodi di distillazione e la particolare caratteristica di solubilità e miscibilità degli elementi selezionati.
E’ ormai noto che il GIN viene suddiviso in tre grandi categorie:
LONDON DRY GIN, dove la botanica principale e dominante è il ginepro e viene prodotto con tutti gli altri elementi distillati insieme.
DISTILLED GIN, in cui ogni botanica scelta e selezionata viene distillata separatamente per poi ricongiungersi tutte in un’unica miscelazione.
COMPOUND (che io chiamo metodo “old school”) , che non impone alcuna ridistillazione. Questa tipologia di gin dalle nette caratteristiche imponenti è senza alcun dubbio rivolta ad una categoria di amanti del bere più strong e forte.
Fatta questa doverosa premessa, non voglio dilungarmi oltremodo sulle varie specifiche che caratterizzano in modo più tecnico il gin (anzi i gin), poiché quello cui tengo molto sottolineare in questo articolo è appunto capirne il perché di questa tendenza tanto modaiola in grande ascesa nel settore della bar industry e non solo…
La mia curiosità ha un focus molto chiaro ma mille domande, e per capirci meglio mi sono addentrata e rivolta a due persone (ospiti speciali di questo racconto) nonché estimatori e grandi fruitori del distillato in questione.
Non in ordine di importanza, il primo, conosciuto casualmente mentre mi imbattevo nella scelta e selezione di qualche acquisto tra le varie tipologie di gin, Fulvio, esperto nel settore, originario della calda e colorita terra calabrese, ma milanese d’adozione, il quale ho trovato da subito molto informato sulle specifiche, provenienza, produzione, tipo di botaniche impiegate e molto altro. Mi sono trovata nella sua pagina Instagram che porta il nickname “gincischiando”, la quale presenta una serie di descrizioni e piccole recensioni molto pertinenti e ben dettagliate.
Il secondo, Renè Reynier, di Lugano, per metà italiano e per metà francese. Si definisce più di un semplice amante e fruitore di gin, bensì un vero e proprio collezionista compulsivo e curiosissimo “gin lover” sempre a caccia di nuovi gin da provare, scoprire e conservare nel suo (come lo definisco io) tempio casalingo del gin.
Per questa conoscenza è doveroso il mio ringraziamento a Francesco (meglio noto su Instagram per la sua pagina ricchissima di contenuti tanto validi quanto sempre al passo con i tempi e richieste sul mercato, “Ginceck”) il quale ha saputo realizzare attraverso i social un canale davvero unico, un salotto virtuale con appuntamenti settimanali e con grandi ospiti di tutta l’Italia, per un grande momento di scambio e confronto a 360° a partire da tutto quello che orbita intorno al mondo del gin.
Attraverso i loro racconti, sensazioni, preferenze, dettagli di ogni genere, ho trovato la chiave di volta per risolvere ogni mia domanda e curiosità circa questo distillato in così forte espansione da nord a sud dell’Italia.
[Pena…adesso inizierò a bere anch’io una quantità di gin pari a quelle dei miei amati distillati preferiti!! Ma questa è un’altra storia.]
QUANDO IL GIN TONIC SI FA PIU’ BELLO
Oggi un’importanza non da meno considerevole per questo versatilissimo e piacevole prodotto è proprio l’aspetto nell’impatto visivo che si può apprezzare già dalle varie e coloratissime (alle volte suggestive) etichette e tutto l’intero packaging. Perché si sa, il gusto è personale e imprescindibile, ma anche l’occhio vuole la sua parte, e queste innovative bottiglie di gin si vestono sempre più di eleganza, stile e prestigio, per un impatto visivo che ne ha determinato un successo assicurato.
Ultima nota a favore del nostro distillato ormai sempre più dalle mille sfaccettature, prima di passar la parola a Renè e Fulvio.
Ciò che ha favorito l’ampliarsi di nuove aspettative, sia da parte dei consumatori che dei produttori, è stato sicuramente il “boom” del G&T (Gin & Tonica), un cocktail semplice ma al tempo stesso molto apprezzato dalle più svariate fasce d’età, nazionalità, cultura, tradizioni e stato sociale. E perché no….diventando presto comune denominatore da nord a sud surclassando ogni barriera climatica. Il Gin Tonic è presto considerato una bevanda gustosa, gradevole e rinfrescante, molto digeribile, ma anche accogliente e conviviale, adatta come pre o after dinner senza alcuna distinzione specifica. E’ un genere di cocktail che mette d’accordo tutti e che per questo ha oggi un posto in classifica tra i drink più richiesti di tutto rispetto. Questo è il fenomeno gin tonic, o come lo chiamo io…”gin mania mix”.
Nel tempo anche il modo di servirlo nelle relative gintonicherie e lounge bar si è rinnovato, complice l’influenza spagnola la quale dispone di molte caratteristiche che la rende simile per usi e costumi all’Italia. Uno dei punti di svolta, a mio avviso, è stato dato dall’utilizzo del baloon, decisamente più sofisticato rispetto al vecchio e tradizionale bicchiere allungato, grazie alla caratteristica coppa che ricorda una forma sferica, che può accogliere al suo interno un cubo di ghiaccio (il chunk) e per finire e completare il tutto, come un’artista quando lascia la sua firma in un opera d’arte, i relativi dettagli da “garnish cocktail” che si rispetti.
A questo punto si dovrebbe correre tutti in “gintonicheria” a bere un po’ di questo elisir di grande capacità d’esaltazione del gusto, ma al momento le condizioni attuali anti covid non ce lo consentono.
E proprio per questo motivo che tanti dei più attenti gin lovers hanno iniziato a fare il proprio gin tonic a casa, preferendo la tipologia a loro più adatta di gin e di tonica e soprattutto gestendo a proprio gusto e piacere personale il rapporto di entrambi nella più gradita misura.
O semplicemente scegliendo la versione da bere in versione “liscio” per assaporarne pienamente le multi sfaccettature grazie alla sapiente unione delle botaniche nelle diverse gradazioni alcoliche.
Ecco perché la mia curiosità è aumentata esponenzialmente al fine di comprenderne al meglio gli impieghi, varianti specifiche, qualità e versatilità di un distillato che da buoni italiani, tutti dovremmo disporne nel nostro piccolo e confortevole spazio casalingo.
A tal proposito mi sono sorte delle domande, che ho successivamente rivolto ai miei due ospiti super attenti e preparati sull’argomento.
Cosa ha generato questa propensione e tendenza sempre più spiccata verso il gin, rispetto ad altri distillati già largamente in uso e consumo?Quali sono i vantaggi o aspetti rilevanti rispetto ad altri prodotti sul mercato?
Perché in Italia si produce sempre più gin?
Ci sono particolari esperienze o ricordi associati alla vita di ogni giorno che hanno fatto scattare questa passione/interesse verso il gin?
Vi svelerò per bocca di Fulvio e Renè quello che secondo loro corrisponde alla loro visione personale e globale dell’argomento che vede il gin come protagonista indiscusso in tutta la sua chiave futuristica.
Seguitemi nel prossimo articolo e ne sapremo delle belle….
“Gin Gin” a tutti e calici su!
PH: di Renè Reyiner (Special thanks).